L'opera ha inizio con la morte della madre del protagonista, il signor Meursault, un impiegato che lavora nella città d'Algeri. Egli chiede una licenza per due giorni, per assistere alla veglia e al funerale della madre, che da anni ormai viveva presso un ospizio a circa ottanta chilometri da Algeri. Il protagonista trascorre gli ultimi momenti con la madre senza alcuna commozione e con indifferenza. Segue con stanchezza la messa e il funerale. Ritornato ad Algeri, incontra una sua vecchia amica, Marie Cardona, della quale era stato attratto in passato. Con lei trascorre l'intera giornata e la notte. Il giorno dopo, la domenica, rimane solo a casa, perso nei propri pensieri ed in fondo ammette che, nonostante la madre sia scomparsa, nulla era cambiato.
Nella settimana seguente, egli ritorna a lavoro ed incontra i suoi amici, Celeste ed Emmanuel, e i propri vicini, Solamano e Raymond Sintès. Quest'ultimo, dalla reputazione incerta, è coinvolto in un affare con una donna, accusata di averlo raggirato, e chiede aiuto a Meursault per scriverle una lettera contro. Meursault accetta senza particolare entusiasmo. Nella settimana seguente, il protagonista trascorre momenti intensi con Marie, la quale gli chiede se la ama. Meursault le risponde di no. In seguito, i due assistono all'intervento di un'agente in una lite scoppiata tra Raymond e una donna. Sintes è accusato di essere un prosseneta e per questo motivo si sarebbe dovuto recare al commissariato. Meursault promette di testimoniargli a favore.
L'indomani, Meursault trascorre una giornata intensa: dapprima, riceve un invito da Raymond per domenica, ad andare a casa di un amico che viveva vicino al mare e poi è avvertito del fatto che un gruppo d'arabi lo sta seguendo, tra i quali è presente il fratello della donna con la quale ha litigato. Poco dopo, il capo ufficio gli fa una proposta di lavoro, ma Meursault non si mostra interessato. Più tardi, riceve una proposta di matrimonio da Marie e le risponde con indifferenza. Al termine della giornata, incontra il triste Solamano che ha perso il suo vecchio compagno, un cane che aveva da otto anni.
La domenica, Meursault e Marie si recano a casa di Masson, l'amico di Raymond, insieme a quest’ultimo. Prima di prendere l'autobus, Raymond nota che il gruppo degli arabi lo stava seguendo. Giunti a casa di Masson e di sua moglie, Meursault fa il bagno insieme a Marie. Dopo l'ora di pranzo, i tre uomini decidono di passeggiare lungo la spiaggia ed incontrano il gruppo d'arabi. Masson e Raymond sono coinvolti in uno scontro e quest'ultimo rimane ferito da una coltellata. Dopo la colluttazione, gli arabi si dileguano e Meursault, insieme a Masson accompagna Raymond da un amico dottore. Un'ora e mezza dopo, i due riescono sulla spiaggia e rincontrano gli arabi che rifiutano di battersi. Nell'occasione, Meursault aveva tenuto il revolver di Raymond per precauzione. Qualche tempo più tardi, Meursault ha l'esigenza di uscire dalla casa di Masson ed incontra poco dopo uno degli arabi, il fratello della donna che Raymond aveva percosso. Tra i due, nasce una sfida e il caldo, il sudore, il sole, confondono Meursault che non appena distingue la lama del coltello spara prima un colpo, poi altri quattro, contro l'arabo.
Meursault è arrestato immediatamente e portato in prigione. Non vuole avere un avvocato perché crede che il suo caso sia semplice e gli è assegnato uno d'ufficio. Egli lo incontra, ma non riesce a stabilire un buon rapporto. Il giudice lo interroga più volte durante gli undici mesi di detenzione e gli chiede della madre e del motivo per cui ha sparato più di un colpo. Meursault non riesce a rispondere. Il giudice comprende che Meursault non crede in Dio e con tutta la sua benevolenza cerca di persuaderlo. Fallito il tentativo, decise di parlare soltanto con il suo avvocato. Durante la prigionia, Meursault incontra una sola volta Marie, ma non riesce a parlarle per la gran confusione che era nella sala.
Col trascorrere del tempo, il protagonista incomincia a sentirsi a disagio e desidera ritornare nuovamente libero finché riesce ad abituarsi alla sua cella e alle limitazioni cui era soggetto. Verso giugno, ha inizio il processo e Meursault si sente di troppo nella sala del tribunale. Durante il processo emerge la sua vita ed è ritratto come un uomo indifferente, amorale, insensibile, annoiato. Nonostante i tentativi dell'avvocato e delle varie testimonianze favorevoli, il procuratore riesce a far passare Meursault come un criminale che ha sepolto la madre e che aveva architettato l'assassinio dell'arabo insieme al suo amico. Il giudice è convinto dalle parole del procuratore ed emette la terribile condanna capitale alla quale Meursault non reagisce, giacché rassegnato.
Meursault è ricondotto in cella; ha paura, è preoccupato ed è turbato da mille pensieri. Spera nella grazia, spera di salvarsi e rifiuta per tre volte di vedere il prete. Alla fine, l'incontro con il prete finisce con una forte lite e con uno scoppio d'ira; Meursault non vuole pentirsi e non conosce cosa sia il peccato.
L'alba del giorno dell'esecuzione giunge.
2. Analisi e critica dell’opera
Quest’opera di Camus, scritta tra il mese di marzo e aprile 1940 e pubblicata nel 1942 da Gallimard, riprende gran parte degli elementi contenuti nel romanzo “La mort heureuse”, incominciato a scrivere nel 1937. Invero, i nomi dei personaggi e l’articolazione della trama sono i medesimi: entrambi i romanzi si basano su un assassinio e sono divisi in due parti.
Il contesto storico in cui si svolge l’azione è collocabile negli anni prima della seconda guerra mondiale ad Algeri. Tuttavia, mancano dei precisi riferimenti storici, sebbene trapeli la predominanza francese in Algeria, presente con il modello giudiziario del tribunale che condanna il protagonista. La città di Algeri, il paesaggio del mare e i luoghi sono descritti in modo esotico e mancano di una raffigurazione in riferimento ad un preciso momento storico.
Il titolo dell’opera sintetizza il significato del romanzo in due modi: da una parte pone al centro degli eventi il protagonista, unico e solo personaggio chiave; dall’altra, lo proietta in una prospettiva completamente anonima. Per di più, il lettore conosce il cognome del protagonista per bocca di un altro personaggio e dopo diverso tempo dall’inizio della storia e lo stesso autore non scrive mai il nome del protagonista. Questa volontà di lasciare il protagonista privo di un nome mostra forse l’intenzione di raffigurarlo privo di individualità, mancanza, peraltro, che si rende chiara sin dall’inizio del romanzo, quando Meursault rimane indifferente alla morte della madre e al corso degli eventi successivi.
Il romanzo si divide in due parti ed entrambe sono in rapporto causale ma anche parallelo ed antitetico. La prima parte introduce la figura di Meursault e la sua vita; la seconda è conseguenza di tutto ciò che accade nella prima. Il parallelismo è rintracciabile in vari spunti, come ad esempio quando egli tenta, mediante l’immaginazione, di ricostruire la propria stanza e il suo arredamento, nella cella in cui è prigioniero. Esso è anche evidenziabile tra gli anziani compagni della madre presenti alla veglia e il pubblico del tribunale.
L’antitesi, invece, si mostra con il contrasto tra lo “stato libero” del protagonista nella prima parte e la “prigionia” in cui è costretto, nella seconda. Nondimeno, essa è anche individuabile nel comportamento dei personaggi a contatto con Meursault all’inizio e nel loro comportamento al tribunale, come testimoni.
Ogni parte è divisa in capitoli e la composizione generale sembra essere molto precisa e ben distribuita, data l’equilibrio e la regolarità con la quale Camus introduce i personaggi, narra gli eventi e compone analogie (proposta di lavoro del capo ufficio e nello stesso giorno proposta di matrimonio da Marie, confusione durante il percorso verso la chiesa dovuta al sole forte e confusione durante l’uccisione dell’arabo sulla spiaggia, ecc…). Tuttavia, sono anche presenti degli elementi di disturbo: certi personaggi che non hanno alcun’importanza ma che sono presenti o assenti in determinate fasi critiche del racconto (la donna del ristorante, il giovane giornalista, il capo ufficio che non è presente al tribunale, ecc…).
Il romanzo si articola essenzialmente su tre momenti decisivi: la morte della madre, l’uccisione dell’arabo e l’esecuzione del protagonista. Lo stile è scorrevole, facile, non impegnativo e riflette con chiarezza il carattere del protagonista. Difatti, Meursault non è mai impegnato in quello che fa e accetta ciò che le circostanze gli impongono. I suoi pensieri sono schietti, il personaggio è completamente messo a nudo e non nasconde niente a se stesso e né agli altri.
Il romanzo è scritto in prima persona e in Meursault sono ripresi determinati momenti biografici dell’autore, che ha assistito a numerosi processi e il cui padre si era sentito male dopo essere stato presente ad una condanna a morte in pubblico e che aveva vissuto nello stesso quartiere del protagonista.
La raffigurazione dello spazio nel romanzo ha lo scopo rendere più reale lo svolgimento degli eventi. In effetti, si può notare che Meursault ha una raffinata sensazione dello spazio, poiché è sempre in grado di determinare le ubicazioni e le distanze dei luoghi, di guardare lo spazio architettonico intorno a sé con uno sguardo d’insieme che precede le restanti sensazioni. Invero, quando egli entra nella sala mortuaria, non osserva subito la bara al centro della stanza, ma l’ambiente nel suo complesso. ([…] Je suis entré. C’etait une salle très claire, blainchie à la chaux et recouverte d’une verrière. Elle était meublée de chaises et de chevalets en forme de X. Deux d’entre eux, au centre, supportaient une bière recouverte de son couvercle. […]).
A mio avviso, il raffinato senso soggettivo dello spazio di Meursault, può essere considerato come un altro elemento immanente del carattere del protagonista, legato al giorno, privo di progetti futuri, e non incline a guardare direttamente nell’obiettivo, nello scopo o nel tema centrale di una questione.
Inoltre, si nota come Meursault è in grado di rovesciare la visione metafisica dello spazio dichiarando che in fondo nella sua cella si sente come a casa propria. Questa visione soggettiva si estremizza, quando Meursault coglie elementi surreali osservando il cielo di color verde o quando rimane confuso e semi cosciente prima di uccidere l’arabo.
Di conseguenza, la raffigurazione dello spazio nel romanzo include degli elementi soggettivi che si alternano ad elementi oggettivi, a descrizioni precise ed accurate, fornite dalla profonda osservazione del protagonista.
L’elemento del tempo nel romanzo è posto in modo lineare. La prima parte del romanzo comprende un periodo di due settimane mentre la seconda quasi un anno. Non vi sono flashback e gli eventi si susseguono linearmente. I capitoli interni della prima parte descrivono di media due giorni. Tuttavia, alla linearità e progressività del tempo, si oppongono alcuni aspetti che non sono proprio chiari: innanzi tutto non si conosce l’anno in cui avviene la storia, s’ignora l’età di Meursault, il suo passato, da quanti anni non vedeva Marie, da quanti giorni aveva ricevuto il telegramma della madre. Ancora una volta, credo che questa vaghezza sia intenta a descrivere il protagonista nel suo essere indifferente e poco coinvolto nella realtà. La prima riga del romanzo si apre con un dubbio al quale non segue alcuna curiosità: “Aujourd’hui, maman est morte. Ou peut-etre hier, je ne sais pas. […]”.
L’assenza di una data precisa, di un momento di riferimento, rende ancora più vago il carattere e le emozioni di Meursault: egli vive la giornata e non riesce a proiettarsi nel futuro. Il protagonista manca d’ambizione e dunque la sua visione non è lungimirante ma limitata al momento presente. Del suo passato non si sa molto ed egli ha più volte difficoltà a ricordare, a focalizzare una scena vissuta. La sua visione degli eventi trascorsi sembra confusa.
La forma narrativa del romanzo non è invece ben classificabile poiché in alcuni tratti sembra essere una sorta di diario, una raccolta di memorie o un vero e proprio monologo interiore, corredato da spunti e riflessioni.
Il personaggio di Meursault, a prima vista, può sembrare privo d’identità ma se si osserva attentamente appare difficile classificarlo, poiché sono rintracciabili numerose contraddizioni. La prima è quella tra l’essere vuoto e l’essere profondo: Meursault mostra a volte un disinteresse totale per le cose, mentre altre volte, è incuriosito, preso e coinvolto. In particolare, si può notare che egli è catturato da tutto ciò che gli è estraneo rispetto a ciò che gli è familiare. Egli osserva con meno curiosità la sala mortuaria piuttosto che una donna sconosciuta che gli si è seduta vicino in un ristorante e che finisce per seguire. Ancora, la sua descrizione, durante la domenica dal proprio appartamento, della strada e della gente, è molto forte e coinvolta, mentre vi sono dei momenti in cui ha difficoltà a ricordare o a focalizzare.
Altri elementi antitetici si rivelano come a meglio presentare lo sdoppiamento di personalità del protagonista. Da una parte egli si mostra adulto, un punto di riferimento e di solido appoggio per Solamano e Raymond. Tuttavia, egli mostra anche il proprio lato immaturo, poiché in tutto il romanzo continua a chiamare la propria madre “maman” e poiché conserva alcuni giudizi tipici di colui che ha accettato una definizione e non l’hai più criticata, come quando definisce la città di Parigi. (“C’est sale. Il y a des pigeons et des cours noires. Les gens ont la peau blanche”).
Di conseguenza emerge un quadro in cui Meursault è una persona che alterna diverse fasi di comportamento. Di questo è ancora prova il modo sia realista sia surrealista di osservare le persone: ad esempio, nella descrizione che fa di Marie egli ha una visione più realista se confrontata con quella della donna al ristorante e surrealista quando osserva il cielo di colore verde e gli occhi rossi di Salamano.
E’ presente dunque una sorta di sdoppiamento della personalità che raggiunge la propria acme con l’espressione seguente: “…je me suis regardé dans la gemelle de fer. Il m’a semblé que mon image restait sérieuse alors même que j’essayais de lui sourire. Je l’ai agitée devant moi. J’ai souri et elle a gardé le même air sévère et triste ».
Lo sdoppiamento avviene anche quando egli si giudica come tutti gli altri ma comprende di essere “étranger”, durante il tribunale.
In ogni caso è difficile riuscire a classificare il personaggio di Meursault e ciò, a mio avviso, può intendersi come una volontà precisa dell’autore di far comprendere le difficoltà nel giudicare una persona. L’elemento del tribunale, del giudizio e della condanna mostrano l’incomprensione tra il protagonista e gli altri personaggi. Meursault è stravolto e descritto come un criminale e deve scontare una pena terribile; ciò è in stridente contrasto con l’intenzione dell’autore di evidenziare come sia impossibile avanzare un giudizio certo e di conseguenza una sentenza appropriata. Se s’ignora chi sia veramente e cosa abbia pensato l’accusato tanto è auspicabile che la condanna non sia così forte ed irreparabile: è questo, a mio avviso, uno dei messaggi che Camus vuole trasmettere riguardo al tema della pena di morte.
Comunque il romanzo comprende altre tematiche, che sono inserite perfettamente nel personaggio di Meursault: egli, infatti, rappresenta in modo pieno il contrasto tra natura e società. Il suo nome è stato deciso da Camus ed è ripreso dalla combinazione delle parole Mer-Sol, Mer et Soleil. Esso vuole esprimere con intensità il legame del protagonista con la natura: egli, infatti, ama andare al mare, farsi il bagno, vivere l’acqua e nuotare insieme a Marie. Ama il sole e la notte, a tal punto che afferma: “J’avais laissé ma fenetre ouverte et c’etait bon de sentir la nuit d’été couler sur nos corps bruns” (pag. 40). Guarda l’ora attraverso il sole, i tramonti, piuttosto che mediante l’utilizzo dell’orologio. Tuttavia, è anche la natura che si oppone a Meursault, che non supporta il sole, il sudore, la stanchezza, e il sale del mare. E’ colpa del sole se Meursault ha ucciso l’arabo, in uno stato semi cosciente e confuso, come confessa egli stesso al tribunale suscitando l’ilarità generale.
Nonostante siano ravvisabili delle contraddizioni, è possibile opporre l’elemento e dunque il tema della natura a quello della società, intesa nel romanzo, come le regole e i codici che si sono definiti nel corso dell’umanità per il quieto vivere insieme. Queste regole e codici sono sintetizzati in una morale comune che Meursault comprende, ma che non s’interessa di rispettare. Meursault manca di rispetto, quando fuma nella sala mortuaria, quando risponde con indifferenza alla proposta di matrimonio di Marie, quando non vuole accogliere il prete e quando rifiuta l’avvocato e le parole persuasive del giudice. Ed è per questa mancanza di tutta una serie d’osservanze sociali, che Meursault è condannato. La relatività con la quale i suoi atti sono stati compiuti si tramuta in determinata assolutezza durante il tribunale, che trasforma le verità in falsità, senza prima comprendere che è l’intero sistema, la stessa società ad essere ipocrita. Ciò è evidenziato nel romanzo, quando lo stesso telegramma della morte della madre di Meursault è freddo, quando il portinaio offre il caffé - latte al protagonista durante la veglia e fuma con lui, quando il datore di lavoro è più preoccupato per la sua assenza che per la morte della madre, quando il direttore dell’ospizio giustifica inizialmente il motivo per cui il protagonista ha voluto mettere la madre all’ospizio per poi affermare nel tribunale che Meursault non voleva più vederla. Ancora, il portinaio testimonia che Meursault non voleva vedere la madre, ma egli, invece, fin dall’inizio desiderava vederla, ma gli era stato detto di andare prima dal direttore. Questi elementi mostrano dunque una serie di piccole ipocrisie della società che giudica Meursault, una società che non riesce a comprenderlo, tema che si riassume anche nel rapporto tra il protagonista e il suo avvocato. Tale rapporto è inceppato, poiché la sincerità di Meursault entra in contrasto con la visione viziata dell’avvocato che è ben lontano dal pesare con rispetto il comportamento trasparente del protagonista; anzi, diviene una difficoltà, un’incomprensione tra i due che si protrae all’infinito nel momento della condanna.
Infine, è presente il tema della giustizia che è affrontato in maniera molto critica. Si è sostenuto che Meursault è stato condannato per non aver rispettato una serie d’osservanze sociali che sono alla base dell’equilibrio di ciascuna società. Tuttavia, in questo romanzo tale inosservanza si estremizza così come si rende estrema la pena che deve scontare. Egli è giudicato colpevole secondo pregiudizi precisi che scaturiscono dal non essere come gli altri, dal non essersi adeguato alla morale comune, dal non aver pianto il giorno del funerale della madre e per tanti altri motivi. Inoltre, nonostante Meursault sia in qualche modo raffigurato come un colpevole ed è possibile distinguere il motivo per il quale lo è (inosservanza della morale), appare invece impossibile comprendere il motivo di una condanna così pesante e terribile. A mio avviso, su quest’aspetto, Camus intende evidenziare la mancanza di proporzione tra crimine e pena, l’insensatezza di giudizi troppi severi che dà luogo ad una pena terribile ed ingiusta. In più, si aggiunga che è impossibile determinare la colpevolezza dell’accusato con assoluta precisione, soprattutto quando si utilizzano dei metodi sbagliati e basati su presupposti assurdi, come questo romanzo vuole dimostrare attraverso un tribunale che accusa Meursault non tanto per l’uccisione dell’arabo ma più per non aver pianto al funerale della madre.
Ciò induce ad introdurre anche la presenza del tema dell’assurdo che è presente nella pena ed in alcuni comportamenti e affermazioni di Meursault. E’ assurdo l’interesse che Meursault nutre per determinate cose che gli sono addirittura estranee o quando afferma che: (“J’avais vécu de telle facon et j’aurais pu vivre de telle autre. J’avais fait ceci et je n’avais pas fait cela. J’avais fait telle chose alors que j’avais fait cette autre. Et apres ? […] Rien, rien n’avait d’importance et je savais bien pourquoi »).
Il protagonista non è in grado di rispondere e né vuole giustificare le proprie azioni, non accetta la sfida e si rifiuta di giocare, di entrare in azione e di vivere pienamente la società. Accetta gli avvenimenti ed in questo si mostra ancora l’assurdità del protagonista inclassificabile e della negazione completa dello stereotipo.
- permalink -