IIl viaggio inteso come ricerca del cambiamento di se stesso

Il viaggio interiore dell'eroe dannunziano

IL PERCORSO DELL'EROE dannunziano E IL SUO FALLIMENTO
Fasi del percorso
Personaggio
Romanzo
1) Estetismo Andrea Sperelli Il piacere
2) Superomismo estetico Giorgio Aurispa Il trionfo della morte
3) Superomismo politico Claudio Cantelmo Le vergini delle rocce

L'eroe dannunziano nasce in seguito alla consapevolezza della crisi del decadentismo. D'Annunzio, attraverso le sue opere, cerca di creare un modello ideologico di eroe che riesca a superare la crisi dei valori della sua epoca. Durante la formazione letteraria del poeta pescarese, questa figura muta, cerca di perfezionarsi e segue un percorso e dunque un viaggio allo scopo di diventare qualcosa di diverso, proponendo nuovi ideali, ben lontani dai valori messi in crisi dal decadentismo.

Il primo tentativo in questo senso e il conseguente inizio del viaggio dell'eroe dannunziano e' evidente nel primo romanzo di D'Annunzio, "Il piacere", pubblicato nel 1889. Influenzato da Wilde e da Huysmans, D'Annunzio vede nell'estetismo una prima risposta possibile alla crisi. Il protagonista del romanzo è Andrea Sperelli, che viene concepito da D'Annunzio come eroe dell'estetismo. Secondo Andrea la vita stessa viene concepita come arte, e l'arte per l'arte non è solo un programma estetico ma anche uno stile di vita. Di conseguenza, la vita diviene funzione dell'arte e subordinata ad essa abbraccia nuovi ideali; la raffinatezza e la bellezza vengono considerati come doni preziosi e aristocratici che devono essere raggiunti attraverso un processo sociale d'innalzamento al di sopra degli altri e un processo psicologico di affinamento del gusto e delle sensazioni. La stessa corruzione può diventare strumento di questo innalzamento e di questo affinamento. Ma la vicenda di Andrea si conclude tragicamente, segnando il fallimento dell'eroe estetista dannunziano. Accanto a questo fallimento vi è anche il disfacimento del piano storico a cui appartiene il protagonista, ultimo rampollo di una famiglia aristocratica, che viene lentamente distrutto dal nuovo mondo borghese sempre più dominante rispetto agli altri ceti sociali. La vicenda vede coinvolto Andrea, che vive nella Roma barocca, in numerose relazioni amorose. Egli inizialmente insegue il suo progetto di esteta traendo piacere e godimento dalla relazione intensa con Elena Muti, donna molto bella e sensuale, attraverso la quale Andrea può appagare il suo desiderio di voluttà e piacere. La relazione però viene bruscamente interrotta con la fuga di Elena da Roma. Andrea continua la sua vita mondana e dopo una ferita subita in un duello, passa la sua convalescenza in una villa in campagna, ospite della cugina. Qui conosce Maria Ferres, donna caratterizzata da una femminilità ben diversa da quella di Elena: delicata, spirituale e sensibile. Tra i due si instaura un vero rapporto d'amore che porta in un primo tempo Andrea a rifiutare la sua precedente vita, caratterizzata dalla corruzione morale e dalla mondanità, e ad abbracciare il mondo dell'arte e della purezza spirituale. In seguito Andrea fa ritorno a Roma e qui incontra di nuovo Elena, sposata con un vecchio e perverso marchese. L'incontro con Elena risveglia in Andrea il turbamento provato appena dopo la sua fuga e il desiderio di piacere e voluttà che l'affascinante donna ha sempre provocato in Andrea. A questo punto, il protagonista si trova a vivere una doppia vita, legato all'amore sacro con Maria e all'attrazione erotica nei confronti di Elena. La vicenda si conclude quando Andrea non riesce a controllare la tensione erotica provata per Elena e grida il nome di lei mentre è abbracciato a Maria. La Ferres tradita fugge e l'eroe dannunziano fallisce il suo progetto d'esteta. Andrea non riesce a controllare la voluttà, il desiderio di piacere (provato per Elena) e dall'altra parte non riesce a rispettare l'arte e l'amore puro (provato per Maria), segnando il fallimento dell'estetismo e della propria realizzazione. Questa è la prima tappa del percorso dell'eroe dannunziano. In seguito, nei romanzi "Giovanni Episcopo" e "L'Innocente" vi è un altro tentativo di indagine, basato sull'etica della bontà che tende ugualmente a fallire. La figura dell'eroe dannunziano si trasforma, con l'influenza del filosofo tedesco Nietszche, e introduce il concetto di superuomo (Ubermensch). D'Annunzio però è costretto a ridimensionare la filosofia utopistica di Nietsczhe e ipotizza un modello di superuomo che si possa affermare nella storia in una dimensione estetica e politica. Tale ridimensionamento segna un altro fallimento dell'eroe dannunziano che non può concretizzarsi nella società borghese.

Il romanzo, scritto subito dopo l'incontro con Nietzsche, si intitola "Il Trionfo della Morte", pubblicato nel 1894. In esso il protagonista, Giorgio Aurispa, incarna il nuovo modello di eroe dannunziano trasformato in superuomo. La vicenda inizia con una passeggiata tra Giorgio e l'amante Ippolita Sanzio a Roma, che viene segnata dal suicidio di un passante che si getta nel vuoto (una delle numerose immagini di morte presenti nel romanzo, che fanno presagire già la fine di esso). I due amanti si ritirano in un albergo, dove iniziano la lettura delle lettere che Giorgio aveva scritto precedentemente a Ippolita. Dalla lettura emerge la personalità gelosa e la passionalità torbida dell'uomo nei confronti di Ippolita. Segue una separazione tra i due amanti e Giorgio si ritira nella sua terra natale a casa della madre. Qui vive le condizioni drammatiche della sua famiglia segnate dal tradimento del padre e dal suicidio di uno zio. Giorgio, segnato profondamente, decide di lasciare la propria famiglia, e va a vivere con Ippolita. Purtroppo la situazione della coppia diventa insostenibile e Giorgio si suicida gettandosi da una scogliera e portando con se la povera Ippolita, tenuta stretta tra le braccia. La morte del protagonista segna il fallimento del superuomo. Giorgio si reca a Roma per trovare nel mondo lussuoso la realizzazione della propria arte. La sua ricerca risulta vana a causa della degradazione sociale, rappresentata dalla figura femminile di Ippolita, che corrisponde all'impossibilità di produrre arte. Il nuovo superuomo si trova così incapacitato di affermarsi. Da ciò deriva la decisione di Giorgio di effettuare un viaggio a ritroso, cercando rifugio nella propria famiglia. Purtroppo l'immagine della morte è sempre presente nel romanzo e la violenza e la dissipazione familiare porteranno Giorgio a fare un altro passo indietro, ritirandosi a vivere insieme ad Ippolita. Ma l'insoddisfazione del rapporto è dovuta all'impossibilità di opporsi alla lussuria con la quale Ippolita riesce a subordinare Giorgio. Egli difatti riconosce nella donna, la nemica, e riconosce che la lussuria è come un limite e un ostacolo alla volontà di assoluto dominio sull'altro. Nasce così l'aggressività (altra caratteristica che si aggiunge al superuomo dannunziano, con il culto della forza) e la necessità di eliminare la donna che si realizza con il suicidio-omicidio di Giorgio che tiene abbracciata l'impotente Ippolita. Tale mancata affermazione del superuomo, che si riflette anche nella società borghese, è il fallimento del superuomo dannunziano.

Infine, l'aspetto dell'affermazione politica del superuomo, come ulteriore tentativo di risolvere la crisi dei valori, è presente nel romanzo "Le vergini delle Rocce", del 1895. L'opera si presenta come una sorta di manifesto politico, dove l'arte viene espressa come uno strumento di intervento sulla realtà e di dominio ideologico sulle masse. Si delinea dunque un nuovo rapporto tra l'eroe e la massa, che viene incarnato dal protagonista, Claudio Cantelmo. Egli difatti, constatata la degradazione sociale, intende creare una nuova stirpe aristocratica e divina alla quale ritiene già di appartenere. La vicenda racconta appunto la ricerca, da parte di Claudio, di una donna in grado di dargli un figlio (il futuro Re di Roma) capace di riscattare la degradazione presente. La ricerca si appunta su tre fanciulle nobili dalle quali Claudio viene tuttavia respinto (sono loro le "vergini delle rocce" a cui allude il titolo). Dunque il progetto di un cambiamento sociale fallisce e di conseguenza anche l'affermazione politica del superuomo. In questo modo, il viaggio di formazione dell'eroe dannunziano che tenta di trovare le risposte alla crisi, si conclude con una sconfitta ovvero con la consapevolezza dell'impossibilità di affermare i nuovi valori proposti da D'Annunzio per mascherare la crisi dell'intellettuale di fine '800.


A cura di Roberto Suggi Liverani