Tale sregolatezza dei sensi non consiste soltanto in un'evasione dal proprio
io ma diventa piuttosto ricerca di una parte profonda e oscura di sé, che
coincide con il proprio inconscio e la natura. Solo approfondendo questa
parte segreta dell'uomo sarà possibile "scendere al fondo dell'ignoto" e
così - sostiene Rimbaud - "trovare il nuovo". Si delinea, dunque, ciò che
era stato affermato nella "La lettre du voyant", ovvero l'impulso di "un
cambiamento di vita" attraverso una ricerca interiore. Si tratta perciò
di un viaggio all'interno di sé stessi che conduce inesorabilmente fuori
di sé, nella realtà della vita universale. La poesia non è più concepita
come rappresentazione ma come "visione" dall'interno, come capacità di creare,
attraverso la fantasia e la forza evocativa della parola poetica, una nuova
realtà. Dunque la poesia diventa la totale identificazione con l'interiorità
visionaria del soggetto e la libertà di cui gode il poeta-battello, che
si immerge nella natura, è la libertà espressa da questa nuova poesia che
non rappresenta più la natura come oggetto esterno. Il battello Ebbro
è infatti una successione di visioni, un susseguirsi estenuante di immagini,
un costante rapporto tra simbolo ed autobiografia (poeta-battello). La
stessa vita di Rimbaud infatti esprime tutto ciò; basti pensare
alle prime tre fughe da Charleville, senza una meta, verso un altrove di
cui ignorava i confini. E così avviene ne "Le bateau Ivre", dove Rimbaud
va oltre ogni confine (superando quello della razionalità, della civiltà
e della propria individualità), si perde nell'ignoto, e compie un viaggio
interiore per cercare di capire il mistero del mondo.
Ma tale viaggio comporta il rischio dell'annullamento dell'io nella
libertà sconfinata della natura, nell'oceano infuriato e profondo che rappresenta
l'inconscio umano; di conseguenza il viaggio non può proseguire e vi è un
ritorno del poeta alla propria realtà, attraverso la metafora "dell'acqua
d'Europa", legata all'immagine del bambino che gioca con la sua barchetta
di carta sull'acqua di una pozzanghera. Dunque l'evasione dell'io per scendere
al fondo dell'ignoto è anche autodistruzione, e il giovane poeta francese
ne è pienamente consapevole. Ad ogni modo, "Le bateau Ivre" e' collocata
temporalmente nella prima produzione poetica di Rimbaud, ed è perciò antecedente
all'abbandono dell'attività poetica. Questo abbandono della letteratura
e' probabilmente legato al processo di introspezione portato avanti da Rimbaud.
Egli ha forse trovato il limite della poesia (con l'annulamento dell'io)
quale strumento di indagine dell'ignoto e perciò, non appagato, se ne allontana.
Egli intraprende così una nuova vita, immedesimandosi nella sua poesia e
diventando nel contempo sé stesso strumento di indagine del mistero. In
questo modo si spiega il significato dei suoi numerossisimi viaggi in Europa
e nel resto del mondo. Rimbaud, dunque, non soltanto cercò di trovare un
senso al mistero del mondo attraverso la sua poesia, ma praticò le sue stesse
idee come principio di base alla sua esistenza. |